La fotografia è un segreto che parla di un segreto. Più essa racconta, meno è possibile conoscere.

venerdì 9 novembre 2007

Ritratto di Oriana Fallaci


Oriana Fallaci nasce il 29 giugno del 1929, il padre, Edoardo Fallaci, possedeva una piccola bottega che non fruttava tanto, ma era anche uno dei capi della Resistenza a Firenze, capo militare del Partito d’Azione, l’unico a cui la scrittrice si scriverà. Nel 1943-1944 partecipa alla Resistenza e intanto studia molto seriamente e con devozione. E’ staffetta di città e di montagna e porta armi, giornali clandestini e messaggi ai compagni nascosti. Nel 1948 prende la maturità al liceo Galilei di Firenze e si iscrive alla facoltà di medicina pur sapendo che il padre non le può pagare di studi. Lei deve, infatti, mettersi a lavorare e l’ unica cosa che può fare, l’unica che le viene in mente e la giornalista. Da nipote del grande Bruno Fallaci ha una propensione naturale alla scrittura. Per un primo momento scrive per Il Mattino d’Italia Centrale, va a letto alle quattro del mattino e alle nove e in facoltà fino al pomeriggio. . ma presto si accorge che lavorare e studiare intensamente è difficile e dopo essersi ammalata lascia l’università. Nel 1954 collabora con L’Epoca da Roma, città in cui si è trasferita stanca della solita vita fiorentina. Nel 1955 è a Milano, terra che non riuscirà mai ad amare, nella redazione centrale dell’ Europeo e comincia la sua carriera di inviata di guerra. Nello stesso periodo cominciano le celebri interviste che la renderanno famosa. Incontra Hitchcock, Barbara Streisand, Paul Newman, Frank Capra, Giovanni Leone, Indira Gandhi, Deng Xiaoping, Robert Kennedy, Khomeini, Totò, Alberto Sordi, Mina. Nel 1967 segue la guerra in Vietnam, viene ferita a Città del Messico in uno scontro tra polizia e studenti. Pubblica “I sette peccati di Holliwood”, nel ’71 “Il sesso inutile: viaggio intorno alla donna”, nel 1962 è l’ora di”Penelope alla guerra”, seguito nel ’63 da “Gli antipatici”. Nel 1965 esce “Se il sole muore” e quattro anni dopo “Niente e così sia”. Il 1970 e l’anno di “Quel giorno sulla luna” e il 1974 quello di “Intervista con la storia”. Seguono “Lettera a un bambino mai nato”(1975) il suo primo best seller, “Un Uomo”(1979),” Insciallah”(1990) romanzo sulla guerra in Libano , “La rabbia e l’orgoglio” che riprende gli articoli scritti per il Corriere della Sera dopo gli attentati dell’11 settembre 2001negli Stati Uniti, “La forza della ragione” e “L’Apocalisse” del 2004. Muore nella sua Firenze il 15 settembre del 2006.
La sorella Paola la descriva come una donna piena di contraddizioni, aperta e insieme misteriosa, la più semplice e la più complicata, odiava la fama e il successo verso il quale reagiva con una specie di paura. Ha vissuto gli ultimi 25 anni della sua vita lontana dall’Italia nella sua Manhattan, fuori da quell’Italia e dalla sua Firenze che nessun riconoscimento le aveva attribuito: quell’Italia in cui le lauree ad honorem vengono date a tutti ma non a lei. A lei che era conosciuta da tutti in tutto il mondo. A Qom, a Pechino, dovunque era fermata e riconosciuta dalla folla. Inaugurò l’anno accademico 1981 ad Harvard…ma gli italiani non la amavano, o almeno non tutti. Lei non sa il perché di questo odio…”Forse perché gli italiani non capiscono l’indipendenza di giudizio” dirà più tardi lei in una intervista.
Era una donna molto colta, conosceva tutta la storia. Odiava tutto ciò che è nuovo e tecnologico e per scrivere, cosa a cui non riesce a sottrarsi, usava ancora la sua vecchia macchina da scrivere, non ha mai avuto la segretaria e chi voleva comunicare con lei lo faceva solo perché lei lo desiderava e perché possedeva un codice segreto fatto di un numero preciso di squilli; comprava le sigarette a dodici cartoni la volta perché il fumo l’aiutava a concentrarsi ma non lo aspirava. Severamente giudicava se stessa e gli altri, severamente si vestiva, è sempre vissuta nella guerra, incentrata in una ferrea disciplina militaresca, era una donna antica, tutto ciò che la circondava era antico, dice di aver avuto sempre una spropositata fortuna a passarla liscia in tutti i bombardamenti in cui si è trovata. Sopratutto dicono di lei che fosse una donna leale e sincera; conosceva molta gente famosa ma non l’ha lai tradita raccontando la loro vita privata. Da quando ha scoperto di avere l’alieno in lei (termine che usava per indicare il suo cancro) ha cominciato ad apprezzare tutto quello che gli stava intorno non dando nulla per scontato, neanche il cielo e il vento. Quando si è spenta lo ha fatto fra pochi cari amici, lontano dalla folla e dai suoi ammiratori come ha sempre fatto. Tutti pensano di conoscerla bene a causa del suo modo di scrivere in prima persona; ma è il suo modo di scrivere ed è solo un trabocchetto per nascondere se stessa un’altra volta e per sempre.

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